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Prove non distruttive e indagini qualitative

 

Prove non distruttive nella valutazione della vulnerabilità sismica

Le prove non distruttive (PND) risultano indispensabili quando occorre individuare le caratteristiche nascoste della muratura come i vuoti, i difetti interni o la stratigrafia della sezione muraria. Queste proprietà non possono essere altrimenti riconosciute se non con saggi distruttivi, interventi costosi e di difficile ripetizione proprio per la loro distruttività.

Le PND permettono inoltre di analizzare estese superfici a distanza, senza cioè danneggiare i materiali storici, ed in breve tempo. Le prove attualmente disponibili sono basate principalmente sull'individuazione delle caratteristiche morfologiche e sulle proprietà fisiche della muratura.

 

Al momento, le più diffuse PND sulle murature sono rappresentate dalle indagini termografiche, indagini soniche e ultrasoniche e dalle indagini con georadar.

La maggior parte delle PND può fornire solo risultati qualitativi; il progettista, quindi, trovandosi a dover interpretare questi risultati, può utilizzarli come valori comparativi confrontando tra loro i dati di uno stesso tipo di prova nelle diverse parti della struttura muraria, oppure confrontare tali dati con quelli ottenuti contemporaneamente con altre tecniche non distruttive.

Nella Circolare Esplicativa 7/2019 delle NTC18, sono considerate necessarie per il raggiungimento del livello di conoscenza LC1-LC2.

Indagini qualitative non distruttive: campi di impiego

In generale, i campi di impiego delle PND consentono di:

  1. definire la tipologia della muratura (a un paramento, a due o più paramenti, con o senza riempimento a sacco, con o senza collegamenti trasversali, etc.) e le sue caratteristiche costruttive (eseguita in mattoni o in pietra, regolare, irregolare, etc.), con particolare attenzione alla presenza del nucleo;

  2. localizzare vuoti, discontinuità, cavedi, tracce di passati interventi e di vecchie aperture;

  3. identificare architravi delle aperture, con relativi particolari di appoggio;

  4. localizzare gli elementi spingenti e i presidi atti ad assorbirne le spinte (es. catene metalliche);

  5. ricostruire le orditure dei solai, i particolari di appoggio delle travi e i loro collegamenti con le pareti circostanti;

  6. valutare l’estensione del danno meccanico in strutture fessurate;

  7. individuare il degrado superficiale;

  8. eseguire il controllo di alcune tecniche di riparazione (iniezioni, ristilatura dei giunti).

  9. identificare elementi di elevata vulnerabilità (pareti divisorie sottili o non ammorsate, controsoffitti, impianti e comignoli).

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Tecniche utili per identificare  difetti (vuoti, cavità, disomogeneità) non visibili in altro modo all’interno di una struttura

La tecnica del georadar si basa su un  flusso di energia elettromagnetica e sull'analisi degli echi di ritorno.

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L'ispezione visiva è la tecnica meno invasiva e distruttive in assoluto, ma non per questo meno efficace.

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